LA BASILICA DI SAN SIMPLICIANO
E IL CENOBIO BENEDETTINO

Ritrovo dei Crociati lombardi

Durante il proprio episcopato nell’antica Mediolanum (374 – 397), il vescovo sant’Ambrogio nei suoi scritti ci attesta di aver edificato extra moenia (cioè al di fuori della mura della città) due basiliche: la Basilica Martyrum, fuori di Porta Vercellina, nella quale depose le reliquie dei santi Gervasio e Protasio e dopo morte fu egli stesso deposto e che per questo da lui prese il nome (ora basilica di sant’Ambrogio) e la Basilica Apostolorum, fuori di Porta Romana, nelle quale depose le reliquie degli Apostoli e del martire san Nazaro (ora basilica di san Nazaro in Brolo e santi Apostoli). Negli ultimi anni del IV secolo risale la fondazione di una terza basilica, fuori di Porta Comacina: con ogni probabilità Ambrogio ne vide l’avvio dei lavori, ma fu portata a termine durante l’episcopato del successore, san Simpliciano, il quale vi depose le reliquie dei tre Martiri Anauniesi (cioè della Val di Non) Sisinio, Martirio e Alessandro. Quando poi, in epoca longobarda, in tale basilica vennero traslati i resti dello stesso san Simpliciano, essa ne prese il nome (e ora infatti è conosciuta come basilica di San Simpliciano). Nel Medioevo, a partire dal secolo XIII, tale la basilica è indicata anche come Basilica Virginum e in essa trovò sviluppo anche la devozione e il culto per la Virgo Virginum, la vergine Maria. Sempre la tradizione medioevale attribuisce ad Ambrogio anche l’edificazione di una quarta basilica, al di fuori di Porta Orientale, dedicata ai Profeti e ai Patriarchi e che prenderà poi il nome di Basilica di san Dionigi (il vescovo cattolico predecessore di Ambrogio): sorgeva dove ora ci sono i Giardini di Corso Venezia e il Museo di Scienze Naturali, fu distrutta nell’Ottocento e sono in corso scavi archeologici che possano certificare se davvero la sua fondazione risale all’epoca di Ambrogio oppure è successiva.

Ambrogio, nei suoi scritti, parla anche di una basilica che egli definisce Portiana e che sorgeva al di fuori delle mura di Mediolanum: la sua fondazione doveva dunque essere precedente ad Ambrogio stesso e gli studi più recenti confermano la tradizione che la identifica con l’attuale basilica di San Vittore.

All’interno delle mura sorgeva invece il cosiddetto complesso cattedrale, cioè le basiliche officiate dal vescovo; Ambrogio parla a questo proposito di due basiliche: la basilica minor, detta anche vetus (cioè la più antica), che nel Medioevo ritroveremo con il titolo di Santa Maria, e la basilica maior, detta anche nova, più grande e di fondazione più recente, che nel Medioevo ritroveremo con il titolo di Santa Tecla. Entrambe sorgevano dove ora c’è il Duomo e la sua piazza.

A queste basiliche paleocristiane si aggiunsero, in seguito, la basilica di San Giovanni in Conca, della quale oggi rimane solo la splendida cripta in piazza Missori), la Basilica trium magorum, ora di Sant’Eustorgio, nella quale si conserva il sepolcro dei Tre Magi e la basilica San Vincenzo in Prato, edificata dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente.

La basilica di san Simpliciano fu la seconda sede milanese dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, che fu ospitato presso l’annesso cenobio, dove i monaci benedettini si erano stabiliti già dal IX secolo (forse dall’881), poi soppresso nel 1798.

Come già accennato questa basilica fu edificata sulla via Comasina e prese probabilmente a modello la basilica palatina di Treviri, dove Ambrogio nacque e dove tornò nel 383 come vescovo di Milano. Con pianta a croce latina, ampio transetto e la piccola abside (che in origine era certamente maggiore), la basilica – a seguito degli studi effettuati intorno alla metà del secolo scorso – si è rivelata coincidere, nell’attuale forma romanica, con quella paleocristiana.

Qualche secolo dopo l’avvento dei benedettini, la basilica e il convento divennero punti di riferimento per le adunate dei lombardi chiamati a combattere nelle crociate: nel 1100, in occasione del primo anniversario della liberazione di Gerusalemme (15 luglio 1099), il vescovo Anselmo IV da Bovisio istituì presso la basilica una festa annuale con l’indulgenza per i visitatori della chiesa e l’esenzione delle imposte sul mercato. Studi compiuti nella seconda metà del secolo scorso hanno permesso di identificare il portico perimetrale medievale che circondava l’edificio, a uso di penitenti e pellegrini che visitavano il luogo sacro o in procinto di intraprendere il viaggio verso la Terra Santa.

Oltre a cavalieri e pellegrini diretti ai Luoghi Santi, in san Simpliciano trovò sede, già dall’XI secolo, una struttura ospedaliera e per l’ospitalità di cittadini indigenti alla quale, nel 1448, furono uniti gli ospedali cittadini di san Bernardo e della Maddalena alla Vepra, tutti poi confluiti, nel 1476, nell’Ospedale Maggiore. Sempre a san Simpliciano, presso l’abitazione del parroco, vide la luce, nel 1483, la Cassa di prestito, dalla quale nascerà il Monte di Pietà.

Dalla metà dell’Ottocento, allontanati i monaci e requisiti i chiostri in età napoleonica per adibirli a caserma, le strutture ospitarono un asilo, le Dame di Carità di san Vincenzo, ancora una caserma e, infine, una scuola civica maschile con corsi festivi comunali di scuola elementare femminile.

Nel 1940 l’avvento del nuovo piano regolatore portò un complessivo riordino dell’intero quartiere e il complesso di san Simpliciano fu isolato dalle case che vi erano addossate e restaurato. In questo contesto, in una parte del complesso, prendevano sede la Luogotenenza d’Italia e la Sezione Lombarda dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

Era il 30 settembre 1940 quando S. E. il marchese Mario Mocchi, Referendario dell’Ordine, coronava il sogno di inaugurare la nuova sede. Nella mattinata il solenne pontificale di mons. Melchiorre Cavezzali, assistito dal Maestro delle Cerimonie Pontificie Mons. Terzariol e dal Prefetto delle Cerimonie Pontificie Mons. Respighi; nel pomeriggio la benedizione e la visita del Cardinale Arcivescovo Alfredo Ildefonso Schuster che, in quella circostanza, propose una “forma di vita” per cavalieri e dame che, da lui manoscritta, rimase a ricordo dell’evento:

 

L’Ordine rimase nella sede di san Simpliciano fino al 1967, quando si trasferì nel rinnovato convento di santa Maria della Pace. Al suo posto, in san Simpliciano si stabilì la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale tuttora operante in quella sede.