LE ORIGINI DI SANTA MARIA DELLA PACE

Amadeo da Silva, gli Amadeiti e la nascita del complesso di Santa Maria della Pace

Amadeo (o Amedeo) – al secolo Joao – da Silva y Menezes (o anche solo Menezes o Menez o con altre varianti e combinazioni), detto Amadeo Lusitano o Amedeus Hispanus, nacque a Ceuta (Marocco), nella prima metà degli anni Venti del Quattrocento, probabilmente nel 1423, da Ruy Gomez da Silva, principe di Castiglia, e Isabella de Menezes.
Fu il primo di undici figli, tra i quali la sorella Beatrice, fondatrice delle monache confezioniste, canonizzata da Papa Paolo VI nel 1976.

La vita trascorsa nella penisola iberica è difficilmente ricostruibile poiché le informazioni in merito sono affatto agiografiche. Tuttavia, egli condivise il fervore religioso che investì quella vasta regione in cui fra Tre e Quattrocento fiorirono numerose e variegate esperienze individuali e comunitarie di ispirazione rigorista ed eremitica, dentro e fuori gli ambienti minoritici.

Dopo aver subito una grave ferita al braccio sinistro, riportata in combattimento contro i Mori, nel 1442 si ritirò nel monastero gerolamino di Guadalupe (Spagna) e vi rimase fino al 1452 quando, nel mese di dicembre, ottenne licenza dai suoi superiori di passare all’Ordine dei francescani minori e di recarsi ad Assisi dove fu accolto nell’Ordine dal ministro generale Giacomo Bassolini da Mozzanica.

Fu destinato al convento di San Francesco in Milano. Sin dagli inizi della sua esperienza minoritica apparvero i caratteri che connotarono la sua personalità religiosa: dotata di virtù taumaturgiche e capacità visionarie, oltre che propensa a una vita semiromitoriale, fatta di preghiera, digiuno e penitenze nella linea di una rigorosa osservanza della regola dei frati minori.

La sua fama di guaritore e di visionario giunse fino ai vertici della società milanese e, in particolare, al duca Francesco Sforza e alla moglie Bianca Maria Visconti, la quale se ne servì per missioni delicate e segrete presso vari potenti, non ultimo il papa.

Per tali motivi, la sua personalità si rivelò concorrente e ingombrante per i membri di entrambe le componenti maggiori – conventuale e osservante – dell’Ordine dei minori. Amadeo fu spinto ad allontanarsi da Milano e si trasferì nei piccoli luoghi francescani di Mariano Comense e di Oreno. In quest’ultimo, il 25 marzo 1459, ricevuti gli ordini sacri, celebrò la sua prima messa.

L’anno successivo, pare con la mediazione della duchessa Bianca Maria, ricevette un convento a Bressanoro, non lontano da Castelleone, in diocesi di Cremona, provvedendo a rinnovarne e ampliarne le strutture e a creare una piccola comunità sub regulari observantia, inaugurata nel 1464.

Successivamente, con la bolla Piis fidelium voti del 5 novembre 1468, nella quale Amadeo è chiamato “custode”, Papa Paolo II permise l’erezione di un nuovo convento di Santa Maria delle Grazie in Quinzano. Lo stesso Pontefice, il 22 aprile 1469, autorizzando l’erezione di altri tre monasteri, nominava Amadeo custode “ad beneplacitum apostolicum” e prescriveva l’elezione del suo successore attraverso elezione, sottoponendolo alla conferma del capitolo provinciale.

Nel 1469 l’arcivescovo di Milano Stefano Nardini concesse ad Amadeo la chiesa dei Ss. Giacomo e Filippo, ubicata fuori porta Tosa.

Di fronte a ciò gli osservanti manifestarono la loro opposizione perché temevano confusione tra i loro conventi e quelli degli amadeiti e, il 22 maggio 1470, ottennero da Papa Paolo II l’emanazione della bolla Inter caetera desiderabilia con la quale estinse la custodia degli amadeiti e li pose sotto l’autorità del ministro generale e dei ministri provinciali, pur riconoscendone la particolare “intentio” che era di “vivere simpliciter et cum omni puritate secundum Regulam sancti Francisci dicti ordinis [minorum]”.

Intanto, grazie alla protezione e alle abbondanti elargizioni ducali di Galeazzo Maria Sforza e della madre Bianca Maria, Amadeo ottenne tutta l’area oggi racchiusa tra le vie San Barnaba, Pace, Fanti e Daverio e vi costruì, non senza difficoltà e pause edilizie, il convento e la chiesa di Santa Maria della Pace. La posa della prima pietra avvenne il 29 ottobre 1476 e la chiesa fu consacrata dall’arcivescovo Guido II Antonio Arcimboldi il 2 settembre 1497 e dedicata alla Beata Vergine Maria con il titolo di “Santa Maria della Pace” quale auspicio alla pace nella città ancora scossa dalla congiura che aveva portato, qualche anno prima, all’assassinio del duca Galeazzo Maria Sforza.

Il riconoscimento canonico degli Amadeiti tornò a sussistere con l’ascesa al soglio pontificio di Papa Sisto IV, già ministro generale dei minori, estimatore del beato. Anzi, percepito un indebolimento dei favori ducali verso Amadeo e l’inasprirsi dei contrasti tra i religiosi, lo stesso Pontefice decise di trasferirlo a Roma, concedendogli il monastero transtiberino di San Pietro in Montorio e nominandolo suo confessore personale. Sisto IV, inoltre, con lettera Pastoris aeterni del 24 marzo 1472, concesse ad Amadeo la licenza di reggere i frati della congregazione come vero e proprio superiore, con tutti i privilegi concessi ai superiori dell’Ordine francescano.

Nel corso della sua vita, Amadeo fondò circa venti conventi. Nel 1482 egli ottenne l’autorizzazione dal papa per visitare quelli della pianura padana ma, giunto a fine giugno nel convento milanese di Santa Maria della Pace e rimastovi per qualche tempo, mentre riprendeva il cammino per Roma ebbe un malore che lo costrinse a tornare nel convento milanese, dove morì il 10 agosto 1482. Fu sepolto davanti all’altare maggiore e, da subito, fu venerato e considerato come santo.

La congregazione degli amadeiti, secondo le disposizioni della bolla di Leone X Ite vos del 29 maggio 1517, si sarebbe dovuta unire agli osservanti, ma ciò non avvenne. Anzi, nel capitolo generale dell’Ordine del 1518, la congregazione fu eretta in provincia religiosa con sede a Roma, presso San Pietro in Montorio.

La provincia esistette fino a quando il Papa Pio V, con la bolla Beati Christi Salvatoris del 23 gennaio 1568, l’abolì e unì i suoi ventinove conventi alle provincie osservanti dell’Ordine sul cui territorio si trovavano.